Nuova Riveduta:

Atti 26:10

Questo infatti feci a Gerusalemme; e avendone ricevuta l'autorizzazione dai capi dei sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti dei santi; e quando erano messi a morte, io davo il mio voto.

C.E.I.:

Atti 26:10

come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro.

Nuova Diodati:

Atti 26:10

E questo è ciò che feci in Gerusalemme; avendone ricevuto l'autorità dai capi dei sacerdoti, rinchiusi nelle prigioni molti santi e, quando erano messi a morte, io davo il mio assenso.

Riveduta 2020:

Atti 26:10

Infatti feci questo a Gerusalemme e, avutane facoltà dai capi sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti santi e, quando erano messi a morte, io davo il mio voto.

La Parola è Vita:

Atti 26:10

Ed è quello che ho fatto a Gerusalemme. Autorizzato dai sommi sacerdoti, ho gettato in prigione molti cristiani e, quando venivano condannati a morte, davo il mio voto favorevole.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Atti 26:10

E questo difatti feci a Gerusalemme; e avutane facoltà dai capi sacerdoti serrai nelle prigioni molti de' santi; e quando erano messi a morte, io detti il mio voto.

Ricciotti:

Atti 26:10

e lo feci in Gerusalemme, dove, avutone il potere da' capi dei sacerdoti, chiusi nelle prigioni molti santi; e quando eran messi a morte, diedi il mio voto.

Tintori:

Atti 26:10

come anche feci in Gerusalemme, e, avutone il potere dai principi dei sacerdoti, chiusi molti santi nelle prigioni, e, quando eran uccisi, io diedi il mio voto,

Martini:

Atti 26:10

Come anche feci in Gerusalemme, e molti de' Santi io chiusi nelle prigioni, avutone il potere dai principi de' sacerdoti: e quando erano uccisi, io diedi il mio voto.

Diodati:

Atti 26:10

Il che eziandio feci in Gerusalemme; ed avendone ricevuta la podestà da' principali sacerdoti, io serrai nelle prigioni molti de' santi; e, quando erano fatti morire, io vi diedi la mia voce.

Commentario abbreviato:

Atti 26:10

Capitolo 26

La difesa di Paolo davanti ad Agrippa At 26:1-11

La sua conversione e la sua predicazione ai Gentili At 26:12-23

Festo e Agrippa convinti dell'innocenza di Paolo At 26:24-32

Versetti 1-11

Il cristianesimo ci insegna a rendere ragione della speranza che è in noi, e anche a rendere onore a chi è dovuto, senza adulazione o timore degli uomini. Agrippa conosceva bene le Scritture dell'Antico Testamento, quindi poteva giudicare meglio la controversia sul fatto che Gesù fosse il Messia. Sicuramente i ministri possono aspettarsi, quando predicano la fede di Cristo, di essere ascoltati con pazienza. Paolo dichiara di essere ancora fedele a tutto il bene in cui era stato educato e formato. Vediamo qui qual era la sua religione. Era un moralista, un uomo di virtù, e non aveva imparato le arti dei farisei astuti e avidi; non era accusabile di alcun vizio e profanazione. Era sano nella fede. Aveva sempre avuto un santo riguardo per l'antica promessa fatta da Dio ai padri e su di essa aveva costruito la sua speranza. L'apostolo sapeva bene che tutto questo non lo avrebbe giustificato davanti a Dio, ma sapeva che serviva per la sua reputazione presso i Giudei e per dimostrare che non era un uomo come lo rappresentavano. Anche se considerava tutto questo una perdita, per poter conquistare Cristo, tuttavia ne parlava quando poteva servire a onorare Cristo. Vedete qui qual è la religione di Paolo: non ha lo stesso zelo per la legge cerimoniale che aveva in gioventù; i sacrifici e le offerte previsti da essa sono stati eliminati dal grande Sacrificio che essi simboleggiavano. Non ha coscienza delle purificazioni cerimoniali e pensa che il sacerdozio levitico sia scomparso con il sacerdozio di Cristo; ma, per quanto riguarda i principi fondamentali della sua religione, è zelante come sempre. Cristo e il cielo sono le due grandi dottrine del Vangelo: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio. Questi sono gli argomenti della promessa fatta ai padri. Il servizio al tempio, o il corso continuo dei doveri religiosi, giorno e notte, era mantenuto come professione di fede nella promessa della vita eterna e nell'attesa di essa. La prospettiva della vita eterna dovrebbe impegnarci a essere diligenti e costanti in tutti gli esercizi religiosi. Eppure i Sadducei odiavano Paolo perché predicava la risurrezione; e gli altri Giudei si univano a loro, perché testimoniava che Gesù era risorto ed era il promesso Redentore di Israele. Molte cose sono ritenute inconcepibili solo perché si trascurano l'infinita natura e le perfezioni di Colui che le ha rivelate, compiute o promesse. Paolo riconosceva che, pur continuando a essere un fariseo, era un acerrimo nemico del cristianesimo. Questo era il suo carattere e il suo modo di vivere all'inizio del suo tempo; e c'era tutto ciò che ostacolava il suo essere cristiano. Coloro che sono stati molto severi nella loro condotta prima della conversione, vedranno in seguito abbondanti ragioni per umiliarsi, anche a causa di cose che allora pensavano avrebbero dovuto essere fatte.

Riferimenti incrociati:

Atti 26:10

At 7:58; 8:1,3; 9:13,26; 22:4,19,20; 1Co 15:9; Ga 1:13
At 9:32,41; Sal 16:3; Rom 15:25,26; Ef 1:1; Ap 17:6
At 9:14,21; 22:5

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